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Yamaha OX99-11: Storia di una hypercar mai nata.

1992. Per la prima volta il mondiale piloti di Formula 1 viene vinto da Nigel Mansell e i suoi baffi, Smells Like Teen Spirit fa esplodere il fenomeno dei Nirvana e del genere grunge e Nintendo mette in commercio il Super Nintendo Entertainment System (SNES) portando la sala giochi nelle case di molti ragazzi. Contemporaneamente in Giappone, Yamaha stava sviluppando qualcosa di incredibile, che è sicuramente nei cuori dei veri appassionati, e non sto parlando dell'erede della mitica FZR750. Bisognerà aspettare il 1998 per vedere la R1 e il 2002 per vedere l'erede della OW-01 (ossia la Yamaha OW-02 nota anche come Yamaha R7). Comunque non voglio parlare di motociclette e nemmeno cedere alla nostalgia degli anni'90.
Voglio parlarvi dell'unica auto progettata da Yamaha: la OX99-11.

OX99-11 nel colore rosso K2-OXY, telaio 001


 

Interni della OX99-11. Il richiamo alle corse si sente non poco
 Dal nome sembra una navicella
spaziale, impressione confermata anche dalle foto. Di fatto è un'automobile ad altissime prestazioni (almeno per i tempi) che, nelle intenzioni della casa dei tre diapason, doveva essere una Formula 1 stradale. E molto lascia intendere che lo sia per davvero, data la particolare configurazione degli interni, col posto di guida a centro auto e il cambio manuale a 6 marce inclinato verso il conducente e un'ampia vetratura che permette di avere una visuale molto ampia, proprio come le auto da gara, specialmente quelle aperte.

  

Versione presentata alla stampa sigla K1-OXY telaio 007
E qui la domanda sorge spontanea: da cosa è spinta un'auto così estrema? Da un motore con milioni di cavalli? Da un turboreattore?
Beh, basti dire solo che l'unità di base è un 3.5 V12 a 5 valvole per cilindro (una peculiarità di Yamaha e dei suoi modelli sportivi del tempo) imparentato fortemente con un'unità da formula 1. Il motore in questione è stato utilizzato dal team Zakspeed West nel 1989 ed è stato opportunamente rivisto, soprattutto in funzione di un utilizzo stradale. Questa versione così configurata erogava 400 cavalli a ben 10.000 giri/minuto! Rispetto a oggi non è una potenza esagerata, dato che una A45 AMG eroga 360 cavalli, ma raggiungere la massima potenza a giri così elevati è un'esperienza mistica per il pilota. Il motore, inoltre, aveva una funzione strutturale, dato che fungeva da elemento portante, proprio come le Formula 1 del tempo. Qui a lato, potete vedere un telaio "nudo" della OX99-11 e il rimando alle monoposto di F1 del tempo è evidentissimo.



Telaio "nudo" a scopo dimostrativo di colore verde, sigla K3OXY telaio 003
Un'auto del genere non poteva assolutamente badare ai comfort per il passeggero, infatti era considerata come una monoposto, anche se esisteva uno strapuntino per il passeggero. Altro che strumentazioni rivolte verso il conducente, qui era tutto il mezzo a essere rivolto verso chi guida, proprio per garantire l'esperienza di guida definitiva! Da notare la vasca in fibra di carbonio che, oltre a contribuire a mantenere l'auto molto leggera (1150 kg a secco) costituiva un importante passo avanti dal punto di vista strutturale, dato che una cosa del genere non si era mai vista su un'auto orientata alla strada, pur essendo molto estrema. Per far capire come era avanzata la OX99-11, una cosa del genere verrà riproposta da McLaren nel 2008 sulla MP4-12C.
 

Il motore, come già detto, non era una miniera infinita di cavalli, ma sicuramente premiava l'esperienza di guida con quella redline a 10.000 giri. Era gioia anche solo vederlo, guardate qui sotto quest'opera d'arte fatta a motore, i suoi collettori e i tromboncini d'aspirazione.
Il propulsore nel dettaglio

Nonostante tutto, quei 400 cavalli spingevano la OX99-11 fino a ben 340(!) km/h, merito anche dell'accurato comparto aerodinamico, ripreso proprio dalle Formula 1 del tempo, utile soprattutto dal punto di vista del raffreddamento del propulsore (vedi il vistoso airscoop sul tetto) e del raggiungimento delle alte velocità senza compromettere la stabilità.
 Ovviamente un'auto così veloce deve essere per forza dotata di un impianto frenante all'altezza delle prestazioni del motore e quello della OX99-11 non tradisce le aspettative con freni a 6 pistoncini all'anteriore e 4 al posteriore montati su dischi in acciaio. A corredare il tutto, cerchi di magnesio su gomme Goodyear Eagle F1. Dietro l'aurea di mito di quest'auto c'era anche il fatto che Yamaha coinvolse perfino la sua divisione di articoli sportivi per produrre questo modello, assegnando alla britannica IAD l'assemblaggio del veicolo (passato in seguito alla società sussidiaria Ypsilon Technology che faceva il service sui motori da F1). E' anche curioso sapere che Yamaha mantenne segreto a tutti anche il test di velocità massima effettuato in piena notte.
Purtroppo, come molte belle storie d'automobilismo, il sogno di Yamaha si infrange sullo scoglio economico. Non avendo trovato degli acquirenti per questo genere di auto rivoluzionaria (proposta a ben 800.000 dollari del tempo), in Yamaha furono costretti a tagliare i ponti a questo progetto (di cui l'assemblaggio dei like era passato da IAD a Ypsilon Technology) anche a causa di una pesante crisi economica che investiva il Giappone a quei tempi. Chissà come si sarebbe evoluta la lotta tra hypercar in quegli anni con questo ospite molto scomodo.
Nonostante tutto, rimarrà una delle più belle pagine di storia dell'automobilismo.
Grazie Yamaha!


Bonus: godetevi il sound del V12 3.5


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