C’era d’aspettarselo… Sergio Marchionne nel 2018
lascerà il timone del gruppo Fiat - Chrysler Automobiles, alla fine del
programma quinquennale presentato ad Auburn Hills il 6-7 maggio 2014.
“E’ giusto che vadano avanti i giovani” ha affermato l’amministratore delegato del gruppo dal 2004.
Fin qui, è tutto ok. Il nuovo capogruppo dovrà districare tutti i nodi che Marchionne non ha ancora allentato. Nel programma presentato al FCA Investor Day, ad esempio, manca la nuova Fiat 500. Ora, secondo la tecnica Fiat per quanto riguarda il rinnovamento completo dei veicoli, dovremmo vedere la nuova versione tra 2-3 anni, visto che allora la piccola Fiat avrà nove anni. Ma nessuno ne ha parlato, nessuno sta vedendo un muletto insolito, anzi è tutto segretissimo, coperto dal mistero. Per questo numerose testate giornalistiche, anche nei confronti del detto “formula che funziona, non si cambia” hanno ipotizzato che la nuova citycar arriverà dopo il 2018, quindi di fronte alla nuova gestione del gruppo. Rinnovare l’icona Fiat, quindi, è un’impresa non da poco per un novellino giovane catapultato in uno dei gruppi automobilistici più grandi del mondo, anche perché il nuovo design dovrà poi essere applicato a tutta la fascia del brand 500 (attualmente 500L, 500L Living, 500X, Abarth derivate).
Altro nodo da sciogliere è legato al marchio Lancia. Marchionne sembra che non riesca a sopprimerlo o a dargli una nuova immagine. Cosa che quindi dovrà fare la nuova amministrazione, anche per limare i debiti che continuano ad aumentare. Se il tentato rimarchio di modelli Chrysler non funziona, bisognerebbe iniziare a fare un po’ di concorrenza interna iniziando a creare modelli ad hoc per il nostro mercato (e pure per quello francese dove Lancia ha buona reputazione), che vadano a colpire dove Fiat è già presente con i propri modelli. Se adesso la Ypsilon è la 500 cinque porte, la futura dovrà essere disponibile pure a tre porte e dovrà essere aggressiva per recuperare un po’ di vendite. Inoltre la nuova Delta dovrà avere il carattere della prima serie andando in un settore, quello delle tedesche, che in teoria sarà dominato dall’Alfa Romeo. Progetti costosi e poco fattibili per un marchio con poca attrazione nel mondo. A questo punto prevedo già la sua chiusura.
“E’ giusto che vadano avanti i giovani” ha affermato l’amministratore delegato del gruppo dal 2004.
Fin qui, è tutto ok. Il nuovo capogruppo dovrà districare tutti i nodi che Marchionne non ha ancora allentato. Nel programma presentato al FCA Investor Day, ad esempio, manca la nuova Fiat 500. Ora, secondo la tecnica Fiat per quanto riguarda il rinnovamento completo dei veicoli, dovremmo vedere la nuova versione tra 2-3 anni, visto che allora la piccola Fiat avrà nove anni. Ma nessuno ne ha parlato, nessuno sta vedendo un muletto insolito, anzi è tutto segretissimo, coperto dal mistero. Per questo numerose testate giornalistiche, anche nei confronti del detto “formula che funziona, non si cambia” hanno ipotizzato che la nuova citycar arriverà dopo il 2018, quindi di fronte alla nuova gestione del gruppo. Rinnovare l’icona Fiat, quindi, è un’impresa non da poco per un novellino giovane catapultato in uno dei gruppi automobilistici più grandi del mondo, anche perché il nuovo design dovrà poi essere applicato a tutta la fascia del brand 500 (attualmente 500L, 500L Living, 500X, Abarth derivate).
Altro nodo da sciogliere è legato al marchio Lancia. Marchionne sembra che non riesca a sopprimerlo o a dargli una nuova immagine. Cosa che quindi dovrà fare la nuova amministrazione, anche per limare i debiti che continuano ad aumentare. Se il tentato rimarchio di modelli Chrysler non funziona, bisognerebbe iniziare a fare un po’ di concorrenza interna iniziando a creare modelli ad hoc per il nostro mercato (e pure per quello francese dove Lancia ha buona reputazione), che vadano a colpire dove Fiat è già presente con i propri modelli. Se adesso la Ypsilon è la 500 cinque porte, la futura dovrà essere disponibile pure a tre porte e dovrà essere aggressiva per recuperare un po’ di vendite. Inoltre la nuova Delta dovrà avere il carattere della prima serie andando in un settore, quello delle tedesche, che in teoria sarà dominato dall’Alfa Romeo. Progetti costosi e poco fattibili per un marchio con poca attrazione nel mondo. A questo punto prevedo già la sua chiusura.
Tu vuò fa l’Americano…
E, se per ipotesi, il nuovo amministratore di FCA sarà un americano? Eh, un bel problema. L’impero di Fiat (Lancia, Fiat Professional, Mopar, Magneti Marelli, Comau e Teksid), Alfa Romeo, Ferrari e Maserati in mano ad un americano. Senza neppure Montezemolo alla gestione Ferrari, e se Marchionne si dimette del tutto, sarà una fascia scoperta pericolosa pure per il mondo delle corse.
Quello che è a rischio non è semplicemente una cosetta da nulla, ma l’italianità di marchi esclusivi che portano il Made in Italy nel mondo. Marchionne ha assicurato che i marchi italiani resteranno italiani, ma a questo punto ho paura, molta paura del futuro prossimo.
E dico la verità, questo non l’avevo previsto. Non avevo messo in conto, con il nuovo gruppo FCA, la possibilità dell’arrivo degli americani a capo di tutto il settore italiano al ritiro del Sergio nazionale.
Vorrei sbagliarmi. Prego per un futuro Italiano. E dobbiamo farlo tutti, perché Fiat è di tutti noi, non di altri.
Voglio un top manager che sappia di auto, che profumi di auto, che ami le auto e che sia italiano. Perché si sa, noi siamo i migliori a gestire le aziende.
E, se per ipotesi, il nuovo amministratore di FCA sarà un americano? Eh, un bel problema. L’impero di Fiat (Lancia, Fiat Professional, Mopar, Magneti Marelli, Comau e Teksid), Alfa Romeo, Ferrari e Maserati in mano ad un americano. Senza neppure Montezemolo alla gestione Ferrari, e se Marchionne si dimette del tutto, sarà una fascia scoperta pericolosa pure per il mondo delle corse.
Quello che è a rischio non è semplicemente una cosetta da nulla, ma l’italianità di marchi esclusivi che portano il Made in Italy nel mondo. Marchionne ha assicurato che i marchi italiani resteranno italiani, ma a questo punto ho paura, molta paura del futuro prossimo.
E dico la verità, questo non l’avevo previsto. Non avevo messo in conto, con il nuovo gruppo FCA, la possibilità dell’arrivo degli americani a capo di tutto il settore italiano al ritiro del Sergio nazionale.
Vorrei sbagliarmi. Prego per un futuro Italiano. E dobbiamo farlo tutti, perché Fiat è di tutti noi, non di altri.
Voglio un top manager che sappia di auto, che profumi di auto, che ami le auto e che sia italiano. Perché si sa, noi siamo i migliori a gestire le aziende.
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