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Mini Cooper S Mk1: la prima piccola pepata della storia.

Per parlare della Mini Cooper S Mk1, dobbiamo partire per forza dall'Inghilterra degli anni'60.
Mentre in quegli anni a Londra Mary Quant inventava la minigonna e in quel di Liverpool nascevano i Beatles, in una città sicuramente meno nota di queste due, Longbridge, nasceva la piccola più famosa della storia insieme alla Fiat 500. Con la sua linea simpatica, le proporzioni contenute e dei costi di acquisto e di gestione relativamente bassi, in Inghilterra (e non solo) la Mini Mk1 diventa da subito una delle auto più desiderate da tutti. Nonostante questi pregi, però, la Mini non era esattamente un fulmine di battaglia. Col suo motore da 848cc, la velocità massima era di 115 km/h e scattava da 0 a 100 km/h in un tempo misurabile col calendario più che col cronometro.
Nonostante questi dati poco incoraggianti, un uomo aveva intuito il potenziale di questa piccola auto: John Cooper.
Per chi non lo sapesse, John Cooper era il proprietario della Cooper Car Company che tra l'altro vinse nel 1959 e nel 1960 il campionato costruttori di Formula 1. Insomma, Cooper non era uno sprovveduto e i fatti gli hanno dato ragione.







Nel 1963 la British Motor Company mette in commercio la Mini Cooper S Mk1 marchiata Austin. La reazione del pubblico è molto positiva, ben 4030 unità vengono vendute prima dell'eliminazione dalla gamma della versione Cooper S 1071.






Contrariamente a quanto si pensa, la Mini Cooper S Mk1 inizialmente era equipaggiata con un motore da 1071 cm3 che era capace di tirar fuori 70 cavalli grazie agli accorgimenti che Cooper aveva destinato per questo modello sportivo, su cui spiccano i due carburatori SU (a getto singolo) da 1.25. A livello di freni e sospensioni invece, Cooper pensò bene di rimpiazzare i tamburi anteriori con dei freni a disco e di rivedere l'assetto originario, in modo da migliorare il comportamento complessivo su strada. Il mito della Mini Cooper S Mk1 si consolida definitivamente al Rally di Monte Carlo del 1964, in cui Paddy Hopkirk portò alla vittoria finale la piccola britannica equipaggiata con il motore della Cooper S di produzione potenziato a 85 cavalli. Ormai l'ingresso nell'Olimpo dei grandi è effettivo e ciò si ripercuote anche sulle vendite degli altri modelli di Mini.







Sempre nel 1964, avviene un grande stravolgimento nei piani di Mini e della gamma Cooper: la versione con motore da 1071 cm3 viene affiancata da una versione con motore da 970 cm3 (con potenza di 65 cavalli) e una versione (probabilmente la più famosa) con motore da 1275 cm3 e 76 cavalli di potenza. Inoltre vengono adottate le sospensioni Hydrolastic che permettevano un confort di marcia superiori rispetto a quelle finora usate. La scelta di produrre tre versioni della Mini Cooper S era dettata dalla necessità di poter competere ad armi pari con le auto più potenti e veloci nella classe senza limiti, dato che la versione con motore da 1071 cm3 faticava a reggere il confronto con le Mercedes o le Ford, e dalla possibilità di gareggiare nelle classi che prevedevano motori sotto i 1000 cm3.
Con la versione da 1275 cm3, la Mini Cooper domina i rally di Monte Carlo del 1965 (vittoria dell'equipaggio Makinen-Easter),1966 (nonostante la squalifica per fari irregolari) e 1967 (vittoria dell'equipaggio Aaltonen-Liddon) e il rally dell'Acropoli dello stesso anno. Inoltre una Cooper S 1275 guidata da Rauno Aaltonen e Tony Ambrose vince l'Europeo Rally.










Con le vittorie del Montecarlo e dell'Acropoli, nel 1967 cala il sipario sulla prima serie delle Mini e su quest'icona leggendaria dei rally.
Grazie alle sue doti stradali date dal suo peso contenuto e dal motore reattivo e alla sua fama conquistata nelle corse, la Mini Cooper S Mk1 è diventata per molti appassionati un mito alla pari di modelli ben più blasonati. E' stata protagonista nel film "The Italian Job" (il film di Peter Collinson del 1969), è comparsa in serie di videogiochi di guida (Gran Turismo su tutti) ed è stata protagonista di servizi televisivi e numerosi articoli su carta stampata e nel web. Ma non solo: la Mini Cooper S Mk1 è stata protagonista di una "sfida" tra piccole sportive di ogni epoca indetta da Daniele Amore sul gruppo dei fan della rivista EVO, che ha visto la piccola inglese trionfare su avversarie come la Peugeot 106 Rallye, la Citroen Saxo e tante altre piccole che hanno segnato la storia dell'automobilismo e che vengono ricordate dai fan con un pizzico di nostalgia.
Nelle preferenze degli appassionati, quindi, ha vinto la madre delle piccole pepate, la pioniera di quella che è a tutti gli effetti è per molti una filosofia di vita. Ed è grazie alle preferenze degli appassionati che il mito di questa piccola continua a vivere per moltissimo tempo, anche grazie ad articoli celebrativi come questo.




Godetevi queste immagini dell'epoca che ritraggono la Mini Cooper S Mk1 al Monte Carlo del 1965






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