Per avviare questo nuovo spazio dedicato alle auto non ad altissime prestazioni che sono entrate nella leggenda e sono viste a distanza di più di vent'anni con adorazione dai giovani e dai meno giovani, parlerò, come da titolo, della Renault Clio Williams. Il titolo, che rimanda a una famosa canzone tamarra degli Eiffel 65 è legata a doppio filo con la pepata leggendaria francese perchè il blu, che dà il titolo alla canzone, era l'unico colore disponibile per questa vettura che ha del leggendario. Premetto che questa qui è una delle mie auto preferite di sempre, vuoi perchè mio padre aveva una Clio I serie e quindi mi ha fatto crescere con il mito della "Williams", vuoi perchè siamo coetanei (infatti la sua uscita risale alla primavera del 1993), quindi non potevo scrivere qualche riga in tributo a quest'icona degli anni'90. Pensata dalla divisione sportiva della Renault per celebrare il mondiale costruttori vinto nel 1992 (e per tentare l'assalto al campionato rally francese, dove la versione 1.8 lamentava evidenti problemi di competitività con le concorrenti), questa versione speciale della Clio era equipaggiata col motore 2.0 da 147 cavalli (successivamente portato a 150 cavalli nel 1995) siglato F7R (1998cc, bialbero con 4 valvole per cilindro) e appartenente alla famiglia dei motori Fonte. Può considerarsi un'evoluzione del già famoso F7P 1.8 da 137 cavalli che equipaggiava vari modelli della gamma Renault, tra cui una versione sportiva della Clio stessa, uscita prima della Williams. Esteriormente non passava inosservata, grazie al colore specifico noto come "Blue Sport 449" per le serie numerate (e il "Blue Sport 432" per le ultime serie non numerate), gli iconici cerchi Speedline dorati da 15" e il cofano profilato con un'importante bombatura per far risaltare il carattere sportivo del mezzo.
Una foto della mitica Clio Williams ai piedi delle Alpi Francesi
A corredo di queste dotazioni c'erano i famosi adesivi Williams applicati sulle fiancate in prossimità dei passaruota posteriori. Interiormente, spiccano i sedili profilati con evidenti richiami alle corse, la strumentazione completa di contagiri, tachimetro e indicatori di benzina e temperatura del liquido rigorosamente analogici e su fondo blu, giusto per rimarcare che questa non è una Clio qualunque, ma una Williams. A livello di prestazioni, la Williams (permettetemi di chiamarla così, perchè ormai la sento come la classica strafiga di cui ogni ragazzo si innamora fin da bambino e le dà un soprannome che l'accompagnerà per il resto degli anni) non era un fulmine da battaglia, stando almeno a cosa sono capaci le hot hatch turbocompresse di oggi (se non si hanno almeno 180 cavalli, si rimane al palo, chiedere alle varie Fiesta ST, Clio RS, ecc.), ma la ricerca della potenza agli alti regimi, unita a un reparto cinematico di altissima qualità (sulle anteriori pepate la Renault è sempre stata sul pezzo e le varie serie della Clio RS sono note agli appassionati per la precisione di sterzo e sospensioni) rendeva l'esperienza di guida qualcosa di puro, non ovattato da controlli elettronici vari (giusto per far capire di cosa parliamo, le serie numerate della Clio Williams non erano provviste di ABS, che ai tempi era la dotazione di sicurezza più avanzata) che gratificava al massimo i piloti più smaliziati con una precisione in inserimento di curva inusuale per una trazione anteriore e con un totale feedback dato dalle ruote anteriori al volante. Tutte queste cose, unite a un look unico, rendevano (e rendono anche oggi) la Clio Williams un'auto che faceva (e fa) girare la testa a un sacco di gente, appassionata e non. Il mito della Williams blu con gli Speedline dorati continuerà a vivere per molto tempo ancora (spero anche nel mio garage in futuro).
Godetevi fino all'ultimo secondo questo video dedicato al raduno internazionale a Magny Cours dedicato al ventennale della Clio Williams (ironia della sorte, la canzone a inizio video è proprio Blue (da ba dee) degli Eiffel 65).
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