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Il Muro e la cara vecchia Trabant


In questi giorni si sta celebrando l'anniversario di uno degli eventi simbolo del secolo scorso, un passo importantissimo per l'Europa come la conosciamo oggi. Il 9 novembre 1989 cadde il Muro di Berlino e lo ricordiamo pure noi. Dal '61 sul settore russo della capitale tedesca (che era inglobata nella Germania Est) si decise di rafforzare i confini con i settori controllati dagli occidentali, potenziare i controlli, inibire ogni trasferimento dividendo parenti e conoscenti. Poi, venticinque anni fa, rabbia, fratellanza e voglia di libertà vinsero su tutto. Due anni dopo, la riunificazione dei tedeschi era completata. Ora direte, Throttle Addicted è diventato un blog storico...tranquilli. Come connettere la questione al mondo delle automobili? Beh, tra i palazzoni tipici sovietici e il grigiore generale, una simpatica automobilina aveva il compito di motorizzare il popolo oltrecortina. Non sarà stata una supercar, non sarà stata all'avanguardia (anzi, nemmeno al passo coi tempi), ma è impossibile pensare alla Germania Est senza dedicarle un tributo. Sì, è proprio lei, la Trabant.


A Zwickau le truppe sovietiche arrivarono nel luglio 1945, nei suoi stabilimenti venivano assemblate Audi, DKW e Horch. La dirigenza DKW fuggì ad Ingolstadt, mentre per gli stabilimenti delle altre due nel 1949 venne fondata dai sovietici la Automobilwerk Zwickau (AWZ) e si iniziò a produrre per la IFA, seppur per breve tempo. Nel 1955 l'IFA si estinse, permettendo alla AWZ di confluire nella VEB. Quest'ultima infatti aveva iniziato nel '57 ad usare il nome Trabant per una piccola utilitaria destinata a fare la storia della DDR. Il motivo è semplice, come successe per altri regimi (la Volkswagen ad esempio), la Trabant era l'unica scelta possibile per il popolo il una situazione di chiusura delle frontiere e di propaganda dell'autorità. Le altre case produttrici della Repubblica Democratica, ad esempio la Wartburg, sfornavano vetture dai costi elevatissimi e che erano appannaggio dei "pezzi grossi" della nomenklatura.


La "Trabi" nota a tutti, succeduta alle P50 e P60, è quella che venne lanciata nel 1964: la "601". Il motore era un rumoroso e "fumacchiante" 595 cc due tempi, che erogava la bellezza di 25 cavalli pronti a guidare l'operaio e la sua famiglia tra le 50 sfumature di grigio del paesaggio. 0-100 km/h? 29 frastornanti secondi, nei quali si arriva inoltre prossimamente alla velocità massima di 112. Gli interni erano di una sovietica spartanità, volante e qualche strumento. I sedili in povero tessuto accompagnavano dei pannelli porta che...erano letteralmente dei pannelli!


Nello stabilimento ex-AWZ venivano lavorati i materiali per l'indistruttibile carrozzeria della Trabant (punto debole, invece, il telaio base in acciaio). Il Duroplast, un materiale pressato contenente lana o cotone, era ottimo modo per riciclare gli scarti della lavorazione del cotone russo e le resine di fenolo delle tintorie della DDR. Può sembrare strano, ma era economico, robusto, leggero, isolante, inossidabile e più resistente agli urti. E dall’iniziale grigio ci si poteva magari sbizzarrire coi colori; ancora oggi con un pò di fortuna si possono incrociare a Berlino coloratissimi cortei, o anche in altre rievocazioni, come pochi giorni fa a Roma. Come poteva fare in Italia negli anni ‘60 con la propria semplice utilitaria, ci si poteva dedicare da soli alla riparazione o manutenzione, magari preparandosi al giorno di festa quando veniva caricata all’inverosimile. L’essere diffusissima fece sì che la Trabant fosse conosciuta a memoria da tutti i "meccanici della domenica". Affezionati, per giunta, in quanto le liste d'attesa per ottenere la propria fiammante Trabi erano dell'ordine della decina d'anni e solo con gli agganci "giusti" si poteva scalare la classifica; così l'alternativa era trovare una Trabant usata, che costava più di una nuova.


La 601 veniva prodotta nei modelli berlina, station wagon, e pure cabriolet negli ultimissimi anni; ma è stata la prima, tre porte, a renderla leggendaria. I numeri parlano chiaro: quasi 3 milioni di esemplari prodotti, soglia che viene superata se si contano anche le precedenti P50 e P60 (dalla linea più classica) e la 1043, canto del cigno del 1989.  Quest'ultima era stata una modifica sopraggiunta abbastanza tardivamente, in quanto moltissimi sostituivano lo sputtacchiante 595 con il 1100 Volkswagen o col motore della Fiat 128 (diffusissima nell'universo sovietico). Nel 1991, dopo 34 anni, l'onorato pensionamento.

Così torniamo da dove eravamo partiti. Cade il Muro, e la mente va alle foto delle lunghe code di Trabant allineate in attesa di raggiungere la Repubblica Federale Tedesca. Ma, automobilisticamente parlando, avvenne l’inverso: le Trabant invecchiarono di colpo al cospetto delle auto dei produttori occidentali che varcarono il confine in senso contrario. Era rimasta ferma agli anni '60 lei, inossidabile, ma gli altri erano troppo oltre. Auto dell'anno 1989 era una berlina moderna come la Fiat Tipo; quando nel 1991 la Trabi 1100 terminò di essere prodotta la Golf era alla sua terza serie. A quel punto il "compagno di viaggio" (questo il significato di "Trabant" in ungherese, in onore allo Sputnik, che significa lo stesso in russo) lo è davvero stato per molti. Tante furono ingratamente distrutte alla riunificazione e ora una maggiore rarità porta le sue quotazioni a buoni livelli.


Piccola, simpatica, mitica. Ma anche solida e dai consumi ridottissimi. La Trabant è diventata un mito a quattro ruote a pieno diritto, è impossibile guardare a lei senza immaginare l’epoca dei due grandi blocchi, della guerra fredda, del Muro appunto. Rivive in gare, tuning, raduni in genere, e persino opere d'arte. E rivive grazie ad Herpa, che detiene il marchio Trabant, la quale sta lavorando alla nT del futuro. Questa non sarà borbottante...sarà elettrica!

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