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La belva di Torino

Una Fiat definita "belva", al contrario di quanto si penserebbe, esiste!
Nel 1910 la Casa torinese costruì una vettura destinata unicamente a infrangere il record mondiale di velocità, detenuto all'epoca dalla Blitzen-Benz del 1909, quando il mondo era ricco di eroi, pionieri e uomini intraprendenti capaci di spingersi oltre il limite anche grazie ad un pizzico di pazzia.




L'incredibile auto in questione è la Fiat S76, con la quale, nel 1911 a Saltburn (in Inghilterra), Pietro Bordino riuscì a battere il record sul miglio lanciato toccando i 200 km all'ora.
Invece il record sul chilometro fu stabilito nella città belga di Ostenda l'8 dicembre 1913 da Arthur Duray con una velocità di 225 km/h ma non venne ufficializzato in quanto il francese non fu in grado di tornare all'inizio del rettilineo nel limite di tempo consentito.


Sempre nello stesso anno, sulla spiaggia di Long Island la S76 segnò la stratosferica velocità (per l'epoca) di 290 km all'ora.
Il soprannome dato alla S76 (detta anche "300HP") si deve all'enorme motore che monta. Questo infatti è un 4 cilindri in linea caratterizzato da una cubatura di circa 28.500 cc, quindi con una cilindrata unitaria di oltre 1.700 cc, con alesaggio e corsa rispettivamente di 190 e 250 mm.



Nonché ha una distribuzione con albero a camme in testa e quattro valvole per cilindro, ognuno dei quali dispone di tre candele. L'accensione avviene per sforzo manuale (come le altre vetture dell'epoca) e la trasmissione a catena conta 4 marce.
Secondo le fonti storiche questo bestione scalpitante erogava 290 cavalli ad appena 1900 giri al minuto.
Di conseguenza le prestazioni della S76 erano impensabili e sicuramente oggi non ce le aspetteremmo da un'auto del Lingotto.
Anche le dimensioni della 300HP sono importanti: 3,75 metri di lunghezza per 1,30 metri di larghezza e un peso di 1650 chilogrammi.



Purtroppo ne furono costruiti solo due esemplari e solamente uno di questi è sopravvissuto dopo oltre 100 anni.
Un esemplare fu acquistato da un principe russo nel 1912; mentre l'altro fu smontato completamente nel 1919, com'era solito fare dalle Case dopo la fine della Prima Guerra Mondiale.
La vettura rimasta prese la via dell'Australia e per trent'anni non ne sappiamo niente. Negli anni '80, quello che rimane della S76, ovvero il telaio, viene acquistato da un collezionista australiano, che dopo 15 anni di inutile ricerca dei componenti, decise di venderla.
L'acquirente è Duncan Pittaway, l'attuale proprietario della 300HP.
Il collezionista di Bristol riuscì a trovare il motore, le ruote e tutti gli altri pezzi nel 2002.
La grande notizia è che dopo un decennio il restauro è ultimato e la Belva ha ripreso vita.

Downsizing? Certo che... no!!!
Esile telaio, semplici balestre, sottili lamiere... e un 28,5 litri da metterci sopra!
L'assemblaggio del motore.
Doveva prendere parte al Festival of Speed di Goodwood di quest'anno ma a causa di un ritardo nelle ultime fasi del restauro non ha potuto partecipare.
Certamente l'aspetteremo con ansia fino al suo ritorno sulla scena mondiale (magari alla prossima edizione della MilleMiglia!) dell'automobilismo, la passione per cui viviamo, grazie alla quale resistiamo nella vita fatta di alti e bassi, come l'esistenza della stessa Fiat S76.


Ecco il trailer del film che mostrerà la storia della Belva di Torino.


  










GOODIES

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